Lacrime di coccodrillo: il detto che ha ingannato tutti
Quante volte abbiamo sentito dire “sta piangendo lacrime di coccodrillo”? È un’espressione comune, spesso usata per smascherare un pentimento poco credibile, un’emozione simulata, una finta tristezza. Ma da dove nasce questa frase? E soprattutto: i coccodrilli piangono davvero?
In questa guida, esploreremo l’origine di “lacrime di coccodrillo” e scopriremo perché il suo significato tradizionale potrebbe non essere proprio come pensiamo.
Preparati a rivedere uno dei detti più popolari e a sapere la verità dietro le famose lacrime di questo rettile!
📜 Le origini del detto: tra bestiari e Shakespeare
L’idea che i coccodrilli piangano mentre divorano le loro vittime ha radici antiche. Già nel XIII secolo, il frate francescano Bartolomeo Anglico scriveva nel suo De proprietatibus rerum che il coccodrillo “uccide l’umano e poi lo piange”. Questa descrizione, ripresa da testi medievali e bestiari, contribuì a costruire l’immagine del coccodrillo come creatura ipocrita e crudele.
Nel Rinascimento, il mito si rafforza grazie a William Shakespeare, che in Otello fa dire al protagonista:
“Each drop she falls would prove a crocodile.”
Qui, le lacrime diventano simbolo di inganno, di una tristezza simulata per manipolare gli altri.
Il modo di dire si diffonde in tutta Europa, diventando una metafora potente per descrivere chi finge emozioni per ottenere vantaggi o per nascondere la propria colpa.
🔬 Lacrime di coccodrillo: il detto che ha ingannato tutti
La scienza moderna ha confermato che i coccodrilli lacrimano davvero, ma per motivi completamente diversi da quelli suggeriti dal detto. Le lacrime dei coccodrilli sono una risposta fisiologica, non emotiva.
Ecco perché i coccodrilli lacrimano:
- Lubrificazione oculare: fuori dall’acqua, i loro occhi si seccano facilmente. Le lacrime servono a mantenerli umidi e protetti.
- Espulsione di sali: i coccodrilli non sudano. Per regolare la concentrazione di sali nel corpo, espellono sodio attraverso le lacrime.
- Stimolazione muscolare: durante la masticazione, la contrazione dei muscoli facciali può comprimere le ghiandole lacrimali, provocando la fuoriuscita di lacrime.
Uno studio condotto nel 2007 dalla zoologa americana Kent Vliet ha osservato che alcuni coccodrilli effettivamente lacrimano mentre mangiano. Ma non si tratta di rimorso: è semplicemente una reazione meccanica.
👩👧 Le mamme coccodrillo: affettuose e protettive
Un’altra credenza da sfatare è quella della madre coccodrillo che divora i propri piccoli. In realtà, le femmine di coccodrillo sono estremamente protettive. Dopo la schiusa delle uova, trasportano i cuccioli in bocca fino all’acqua, proteggendoli da predatori e pericoli.
Questo comportamento materno è stato documentato in diverse specie, tra cui il coccodrillo del Nilo e il coccodrillo americano. Le madri sorvegliano i piccoli per settimane, dimostrando una cura parentale che contrasta fortemente con l’immagine del coccodrillo crudele e insensibile.
🦋 Lacrime che nutrono: il paradosso ecologico
Una delle curiosità più affascinanti legate alle lacrime di coccodrillo è il fenomeno della lacrimofagia: in alcune regioni dell’America Latina, farfalle e altri insetti si nutrono delle lacrime di questi rettili.
Le lacrime dei coccodrilli contengono sodio, un minerale essenziale per gli insetti, che spesso non riescono a trovarlo in quantità sufficienti nel loro ambiente. Così, si posano sugli occhi dei coccodrilli per assorbirne le lacrime, in un’interazione sorprendentemente pacifica.
Questa scena, che sembra uscita da una fiaba, è stata immortalata da fotografi naturalisti e studiata da biologi come esempio di interazione mutualistica tra specie.
💬 Il potere delle parole: come usiamo “lacrime di coccodrillo”
Nel linguaggio quotidiano, “lacrime di coccodrillo” è diventata un’espressione potente per smascherare l’ipocrisia. La usiamo per descrivere:
- Scuse poco credibili.
- Pentimenti postumi e interessati.
- Emozioni simulate per manipolare gli altri.
Ma questa metafora, seppur efficace, ci ricorda anche quanto sia facile costruire giudizi su basi fragili. Il coccodrillo, da simbolo di falsità, si rivela invece una creatura complessa, adattata al suo ambiente, capace di cura e persino utile ad altre specie.
🌱 Riflessione finale: oltre il detto
Le lacrime di coccodrillo ci insegnano qualcosa di profondo: non tutto ciò che appare falso lo è davvero. A volte, dietro un gesto che giudichiamo ipocrita, si nasconde una necessità, una funzione, un adattamento.
Nel mondo naturale, nulla è superfluo. Anche le lacrime hanno un motivo. E se le farfalle possono trovarvi nutrimento, forse anche noi possiamo trovare in questa espressione un invito a guardare più a fondo, a non fermarci alle apparenze.
| Aspetto | Verità | Credenza |
|---|---|---|
| Lacrime | Sì, ma fisiologiche | Pianto per rimorso |
| Comportamento materno | Protettivo e premuroso | Infanticidio |
| Utilità ecologica | Fonte di sodio per insetti | Nessuna |
| Origine culturale | Medievale e rinascimentale | Shakespeare e bestiari |
Conclusioni
Il detto “lacrime di coccodrillo” ci ha accompagnati per secoli come simbolo di ipocrisia, ma la realtà è molto più sfumata. I coccodrilli piangono davvero, ma non per pentimento: lo fanno per sopravvivere, per adattarsi, per proteggere i loro occhi e persino i loro piccoli. E in un curioso intreccio ecologico, le loro lacrime diventano nutrimento per altre creature.
Questa storia ci ricorda che le parole hanno potere, ma anche che i significati possono evolversi. Dietro ogni espressione c’è un mondo da scoprire, e dietro ogni giudizio, forse, una verità che merita attenzione.
Nel nostro linguaggio quotidiano, siamo abituati a etichettare emozioni e comportamenti con metafore animali. Ma la natura, con la sua complessità, ci insegna che non tutto ciò che sembra falso lo è davvero, e che anche una lacrima può avere più di una funzione.
Quindi, la prossima volta che sentiamo parlare di “lacrime di coccodrillo”, fermiamoci un attimo. Non per sospettare, ma per guardare più a fondo, con curiosità e rispetto. Perché anche le lacrime, a volte, raccontano storie che non abbiamo ancora ascoltato.

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